Per i giudici di Grosseto l’ex comandante della Costa Concordia trattava il capitano De Falco “alla stregua di un duellante nell’Imprò”
L’improvvisazione teatrale è costruire insieme, non mistificazione della realtà
Chianciano Terme, 15 luglio 2015. Il Tribunale di Grosseto, nelle motivazioni della sentenza di condanna a Francesco Schettino per la tragedia dell’Isola del Giglio, ha accusato l’ex comandante della Costa Concordia di aver trattato il capitano De Falco “alla stregua di un duellante nell’Imprò”. Per i giudici Schettino “improvvisava, raccontando un film che scorreva solo nella sua immaginazione”.
Ci fa piacere che la nostra arte, e il nostro format principe l’Imprò, siano conosciuti dai giudici di Grosseto (pubblico?).
Di fronte alla tragedia però, Improteatro prende fortemente le distanze dalla figura del signor Francesco Schettino e dall’accostamento del medesimo all’arte dell’improvvisazione teatrale.
L’intento dei giudici non era probabilmente quello di attribuire all’improvvisazione teatrale i nefandi comportamenti dell’ex comandante. Essi hanno utilizzato, riteniamo in maniera non corretta, un’immagine tipica dell’Imprò per spiegare le azioni del condannato (si improvvisa sul palco, come nella musica, come nella vita).
Teniamo a sottolineare che chi sale su un palco per improvvisare non lo fa per “duellare”, ma per costruire. Non lo fa per negare la realtà, ma per crearne una insieme. Non lo fa per sfuggire alle proprie responsabilità ma per farsi carico anche delle difficoltà dei compagni di viaggio, tutti responsabili vicendevolmente della riuscita di uno spettacolo, per se stessi e per il pubblico. Ne risulta che Schettino non possa essere definito “improvvisatore” in quanto totalmente incapace di esserlo.
L’improvvisazione teatrale, e l’Imprò, esistono per unire e fare crescere insieme le persone. Certamente non esistono come strumento per la mistificazione della realtà.
Improteatro